Le aziende italiane alla prova dell’internazionalizzazione

Una recente ricerca realizzata dall’ Associazione Italiana per la direzione commerciale marketing e vendite (ADICO) con SIGMA Consulting sul tema  “Internazionalizzare l’impresa” ha messo in evidenza che solo il 59% delle aziende intervistate opera nei mercati esteri, ma di queste il 95% lo ritiene un fattore indispensabile per la crescita del proprio business.

Prima di proseguire è bene evidenziare che esiste una differenza sostanziale tra esportare sui mercati esteri i propri prodotti, vendere all’estero, e internazionalizzare l’azienda che è un concetto più ampio e che investe tutti gli aspetti dell’azienda stessa.

Sopratutto le piccole e medie imprese (meno di 250 occupati il cui fatturato non supera i 50milioni di euro), che restano la punta di diamante della nostra economia per dinamicità e competitività, se vogliono provare a vincere la sfida dell’internazionalizzazione devono affrontarla prima di tutto come una sfida culturale. Guardare fuori dai confini nazionali con gli stessi occhi con i quali si guarda all’Italia è certamente un errore.

Occorre, quandi, innanzitutto cambiare il punto di vista e dotarsi del know how necessario per affrontare i nuovi mercati.

Per una qualsiasi azienda italiana, oggi, avere una visione internazionale rappresenta una necessità più che un plus.

Nella ricerca di ADICO emerge chiaramente come solo 4 aziende su 10 ritiengono di avere in casa le conoscenze necessarie per avviare un processo di internazionalizzazione, la maggioranza invece pensa che dovrà ricorrere alle competenze specializzate di consulenti esterni per ampliare i confini della propria azienda.

Il primo elemento da affrontare per avviare il processo è quello relativo alla compliance, infatti la complessità delle normative unita ai problemi legati alla tutela della proprietà intellettuale ed alla contrattualistica rappresenta la principale preoccupazione per le aziende intervistate. Preoccupazioni comuni sia per quelle che già hanno avviato processi di internazionalizzazione, che per quelle che ancora non lo hanno fatto.

Ed oggi un’azienda, anche se piccola, ma con la possibilità concreta di vendere fuori dall’Italia, non può permettersi di rinunciare a questa opportunità.

Un approccio integrato tra compliance, il rispetto di specifiche disposizioni impartite dal legislatore, da autorità di settore nonché di regolamentazioni interne alle società stesse, e marketing, guardando sopratuttutto al digital marketing per promuoversi (anche) senza grandi budget rappresenta certamente un punto di forza.

Dicevamo che 6 aziende su 10 pensano di dover ricorrere alle competenze di consulenti esterni in materia di compliance (per orientarsi tra norme nazionali e comunitarie, per dotarsi di procedure innovative, per revisionare la contrattualistica e difendere la proprietà intellettuale). Sono molte – soprattutto tra le PMI – ad essere carenti anche dal punto di vista del marketing. Se l’aspetto creativo rappresenta un tratto distintivo anche nelle aziende più piccole è la strategia che spesso è assente.

Rivolgersi a consulenti capaci di offrire risposte e strategie integrate di compliance e marketing strategico permette, quindi, di non disperdere risorse economiche ed energie, e rende minimo il rischio di dovere rallentare o addirittura fermare il progetto in corso.

 

 

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