La galoppante risalita dell’inflazione

di Andrea Pietrini
Chairman YourGroup

 

Viviamo in un periodo di crisi a catena che, oltre a generare drammatiche conseguenze in termini di vite umane, alimentano dinamiche economiche di difficile gestione. Uno degli effetti più evidenti, in questo periodo, riguarda la repentina e galoppante risalita dell’inflazione reale.

Già nei mesi precedenti all’attacco della Russia all’Ucraina il livello dei prezzi al consumo si mostrava decisamente in ascesa e superiore alle indicazioni ufficiali. La ripresa convulsa della domanda di beni di consumo, all’indomani della revoca dei vari lockdown internazionali, ha per un verso restituito ossigeno a molti settori industriali che avevano subito un fermo importante nel fase più acuta della pandemia; nello stesso tempo ha costretto le aziende ad un superlavoro, con consumi inaspettati di elettricità e della forza lavoro, anche per imposizioni sanitarie.

Hanno poi inciso fortemente il rincaro delle fonti energetiche, che oggi scontano anche le difficoltà di approvvigionamento conseguente alle tensioni internazionali che coinvolgono Paesi tradizionalmente produttori e distributori di petrolio e gas, e il conseguente aumento dei costi di trasporto. Non va dimenticato che i prezzi al consumo sono peraltro l’osservato speciale dei banchieri centrali, pronti a modificare i tassi di interesse nominali in un difficile bilanciamento tra il contenimento dell’inflazione e il sostegno alla crescita. Una partita difficile, che potrebbe avere forti ricadute su tutte le fasi della produzione industriale e anche sul costo del lavoro. Il nostro Paese sta correndo ai ripari cercando, in tempi che sicuramente non si prefigurano brevi, di procedere ad una diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico, spingendo verso quelle alternative.

E così sta facendo l’Europa dei 27, pur nei vari distinguo tra i Paesi, il cui obiettivo è quello di individuare una “exit strategy” che permetta, per un verso, di assicurare risorse sufficienti per affrontare i prossimi 12 mesi con meno ansie, sostenendo così una ripresa economica che si prefigurava consistente, e di calmierare i prezzi grazie anche a strategie di acquisito e stoccaggio comune. Per le aziende è il momento di pianificare con cautela investimenti e nuovi programmi di ampliamento delle attività cercando di analizzare progressivamente l’andamento dei mercati internazionali.

Nello stesso tempo andranno riviste le politiche di gestione delle risorse umane. Sarà probabilmente necessario dotarsi di una managerialità evoluta, anche esterna all’azienda e per brevi periodi. Torna a prefigurarsi con forza la necessità, ad esempio, di ricorrere ad un energy manager così come potrebbe essere auspicabile un prolungamento del regime di smart working per molti dipendenti, pratica che si pensava potesse gradualmente ridimensionarsi.

Per molte aziende il rischio potrebbe essere quello di scontrarsi con l’esigenza di ricorrere al credito in un momento in cui il costo del denaro è destinato a crescere. Andrà quindi riconsiderato, come detto, ogni piano espansivo se questo prevede l’afflusso di risorse economiche fresche. Sarà compito quindi del CFO, figura sempre più centrale nella gestione degli asset di sviluppo aziendale, sapere bilanciare crescita e indebitamento.

Un’impresa certo non facile in un frangente tanto difficile quanto inaspettato. Tenacia e grande capacità di analisi non dovranno mai mancare!

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