La globalizzazione non è finita

Cofle è una multinazionale, con due distinte line di business, che opera su scala globale specializzata nella progettazione, produzione e commercializzazione di control cables e sistemi di commando a distanza per il settore automotive e che lo scorso 11 novembre ha esordito a Piazza Affari.

La storia di Cofle però parte da lontano, dal 1964, e grazie a un colpo di fortuna capitato a Bruno Barbieri autore di un 13 al Totocalcio che fruttò 500 mila lire e diede inizio ad un sogno come ci racconta Alessandra Barbieri, Amministratore Delegato dell’azienda che gestisce insieme al fratello Walter.

La storia di Cofle sembra il copione di uno di quei film americani. Suo padre nel 1964 vince 500 mila lire al Totocalcio, si licenzia per mettersi in proprio. Due macchinari nella stalla dei suoi nonni per produrre cavi di controllo per il settore automotive. Che azienda è oggi Cofle?

«La nostra è un’azienda nata da un sogno che si è materializzato in una visione imprenditoriale; dalle prime forniture di cavi di controllo per i più importanti marchi automobilistici dell’epoca, allo sviluppo del settore Aftermarket indipendente, fino alla creazione della divisione OEM per gli off-road vehicles. Oggi questa divisione è il nostro core-business; siamo passati dalla produzione di semplici cavi a sistemi sempre più complessi installati su macchinari agricoli e industriali, che permettono il controllo e la manovrabilità di qualunque accessorio. Questi sistemi sono in continua innovazione e questo sviluppo tecnologico sta portando sempre più verso la produzione di sistemi meccatronici, come ad esempio gli EPB (Electronic Parking Brake System), o i Joysticks multifunzione. Cofle è parte integrante di questo trend; basti pensare che da piccola realtà artigianale locale, oggi abbiamo 6 plants produttivi in 4 paesi (Italia, Turchia, India e Brasile), 2 Engineering Centers e 2 centri R & D in Italia e Turchia; a questo proposito, è importante sottolineare come per Cofle la Ricerca e Sviluppo sia sempre stata un punto di forza, e ad oggi siamo in grado di dare ai nostri clienti prodotti customizzati seguendo le specifiche esigenze che ci vengono richieste. Non forniamo solo sistemi di controllo, garantiamo soluzioni su misura; come nel progetto della nuova vettura Grenadier di Ineos, un veicolo pensato per un pubblico amante dei veri fuoristrada e in grado di affrontare situazioni di guida estreme. Cofle ha concepito in co-engineering con Ineos il sistema di inserimento delle marce ridotte e del differenziale. I continui progetti di crescita di Cofle ci hanno portato a prendere la decisione di quotare la società sull’EGM (ex AIM) a novembre 2021, con l’intento di dedicare le risorse raccolte a nuove opportunità di M & A, all’aumento della capacità produttiva sia in Italia che all’estero, e a progetti innovativi in R&D».

Due anni di emergenza pandemica, poi quando si incominciava a vedere la fine dell’emergenza ecco la guerra in Ucraina, come vede la situazione globale?

«La pandemia ci ha costretto ad affrontare una situazione completamente inaspettata, si è trattato di un vero e proprio Cigno Nero che ha richiesto di mettere in campo energie, strategie e decisioni in un contesto senza precedenti nella storia recente. Oserei dire che ne siamo usciti rinforzati, con una maggiore consapevolezza delle nostre capacità e risorse, particolarmente quelle umane. Fortunatamente, in quanto produttori di componenti fondamentali per i macchinari agricoli, non abbiamo mai dovuto subire prolungati fermi produttivi nemmeno nei periodi di più stretta emergenza. Oggi guardiamo alla situazione internazionale con occhio attento, consapevoli che l’impatto di questo conflitto coinvolgerà diversi settori, fra cui indubbiamente anche il nostro.  Ma al di là della tragedia umanitaria di immani proporzioni, e che ci auguriamo possa risolversi quanto prima, ci arriva però un segnale incoraggiante in termini di sostentamento da una recente decisione della Comunità Europea, che ha stabilito il via libera alla coltivazione di terreni agricoli inutilizzati per la produzione di cereali. Parliamo di 4 milioni di ettari in Europa, di cui circa 200.000 in Italia, che in deroga agli obblighi Pac sui terreni coltivabili, potrà portare ad una produzione aggiuntiva solo in Italia di circa 15 milioni di quintali di mais, soia e grano. Se pensiamo che negli ultimi cinque anni Russia e Ucraina insieme hanno rappresentato quasi il 30 per cento delle esportazioni mondiali di grano, questa decisione è un forte segnale della volontà di fare fronte alla crisi delle forniture dovuta al conflitto e ridurre la dipendenza dall’estero di queste materie prime. Ci aspettiamo che la comunità europea continui con incentivi al settore agricolo e al rinnovamento tecnologico del parco macchinari. Conseguentemente a tutto ciò il “sentiment” dei costruttori di macchine agricole è oltremodo positivo e si attendono nel breve termine un ulteriore impulso alla già sostenuta domanda del mercato».

L’aumento dei costi di gestione, tra cui quello di gas ed energia elettrica, e delle materie prime è un elemento di preoccupazione per voi?

«Cofle è nata come realtà artigianale, e il nostro tratto distintivo continua ad essere il fattore umano; pur nella continua ricerca di innovazione e costante adeguamento tecnologico, i nostri cavi e sistemi vengono ancora assemblati da mani esperte, poiché richiedono una cura e un’attenzione direi “sartoriale”. Questo fa sì che la nostra azienda sia molto più Labour che Energy-intensive; i costi energetici, inclusi gas e combustibili, incidono in modo non sostanziale sul fatturato, quindi anche con l’aumento delle tariffe in corso contiamo che la variazione possa essere assorbibile senza particolari ripercussioni. Inoltre, dal punto di vista della fornitura di energia elettrica, stiamo ancora godendo di contratti a tariffe vantaggiose prefissate la cui validità coprirà ancora quasi tutto il 2022.  Per quello che riguarda le materie prime, il loro impatto sul nostro prezzo di vendita è relativamente basso in quanto i nostri prodotti subiscono molti passaggi di lavorazione e quindi i costi relativi alla trasformazione e alla gestione sono rilevanti rispetto ai costi di acquisto delle materie prime; ciò nonostante è innegabile che l’impatto degli aumenti sia comunque sensibile. Conseguentemente, ogni semestre effettuiamo l’analisi costi e, in accordo con la maggior parte dei nostri clienti, avviamo la trattativa per l’adeguamento dei listini di vendita».

Crede a chi dice che la globalizzazione è ai titoli di coda?

«Non ne sono così certa. Sicuramente da un lato le conseguenze della pandemia hanno portato a ripensare le forniture e a ridurre le supply chains, cercando soluzioni di approvvigionamento dei componenti e delle materie prime più sicure e sostenibili; dall’altro la crisi Ucraina ha scoperchiato il vaso di Pandora della mancanza di autosufficienza alimentare e della eccessiva dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli, per buona parte dei paesi europei, e non solo. Per me rimane però difficile affermare che la globalizzazione sia veramente arrivata ai titoli di coda; è sicuramente indubbio che un sistema economico come quello portato avanti negli ultimi decenni stia mostrando le sue crepe, e renda necessario un profondo ripensamento dei sistemi industriali, economico e finanziari a livello mondiale. Globalizzazione è un termine che racchiude però troppe varianti perché gli si possa dare un’accezione solo negativa; può avere risvolti positivi, se gestita con lo scopo di ampliare in modo etico i mercati e le collaborazioni socio-economiche fra le nazioni».

Dal suo osservatorio come ha visto cambiare il settore dell’automotive negli ultimi anni?

«Gli aspetti da analizzare per definire il cambiamento del settore negli ultimi anni sono sostanzialmente due: da un lato l’arrivo delle vetture asiatiche a fine anni Novanta, che ha costretto i produttori occidentali a rivedere le loro linee strategiche; forti di costi di produzione più bassi ed una qualità elevata anche per gli standard europei, hanno iniziato ad erodere importanti fette di mercato ai danni dei costruttori occidentali. Questo cambiamento ha coinvolto tutta la filiera dell’automotive, che ha dovuto ripensare il proprio rapporto con il cliente sia in ottica B2B che B2C, puntando ad una sempre più elevata qualità e customizzazione del prodotto. Dall’altro, la rivoluzione elettrica che negli ultimi anni ha spostato l’idea di automobile non più come un prodotto da possedere, ma uno strumento da utilizzare, in un’ottica di risparmio e sostenibilità senza rinunciare al comfort e alla sicurezza. Abbiamo esempi di paesi in Europa, come l’Olanda, dove già il 15% del mercato automotive è elettrico, con l’ambizioso obiettivo di raggiungere Zero emissioni nel 2030. Questi cambiamenti però avvengono con gradualità, e dato l’ancora elevato costo dei veicoli Hybrid e Full Electric e la crisi dei microchip, si è arrivati negli ultimi mesi ad una netta ripresa del mercato delle auto usate, trascinando con sé una accelerazione del comparto Aftermarket Automotive, che nel 2021 ha segnato una ripresa di circa +20% rispetto al 2020. La divisione Aftermarket del gruppo Cofle ha cavalcato ottimamente il trend di mercato conseguendo un +22% di incremento fatturato rispetto al 2020».

Quali sono gli strumenti che utilizzate maggiormente per proteggere i vostri dati (brevetti, progetti, etc..) e il vostro know how?

«Sin dagli inizi della nostra attività produttiva, si è sentita la necessità di proteggere il patrimonio di conoscenza, idee e innovazioni che ci hanno contraddistinto negli anni, e che ci viene ampiamente riconosciuto dal mercato.  I primi brevetti Cofle risalgono agli anni ’80 ed hanno contribuito a fare la differenza sul mercato grazie alle eccezionali performance che hanno dato ai nostri prodotti. Cofle possiede diversi brevetti per invenzione industriale e brevetti per modello di utilità; grazie alla nostra capacità di ricerca il loro numero è in costante aumento. Per quanto concerne la Data Security, le attività del Gruppo sono gestite attraverso complessi sistemi informatici che supportano i principali processi aziendali, sia operativi che amministrativi e commerciali. In particolare, Cofle utilizza il software di gestione Enterprise Resource Planning (ERP) integrante tutti i processi di business rilevanti e tutte le funzioni aziendali. Abbiamo adottato adeguate precauzioni volte ad evitare il concretizzarsi dei suddetti rischi, anche attraverso appositi piani di disaster recovery finalizzati a proteggere i sistemi, i dati e le infrastrutture. Con queste procedure di analisi e intervento immediato, ad oggi Cofle non ha mai subito danni o casi di malfunzionamento dei sistemi informatici del Gruppo. Altrettanto determinante è la nostra attività di Risk Assessment; Cofle gestisce le attività di compliance internamente, tramite la struttura SGQA. Rileva le parti interessate sia interne che esterne e analizza i vari processi aziendali con l’intento di prevenire quante più variabili di rischio possibili. Il rispetto delle normative ambientali, della qualità del prodotto, di sicurezza nell’ambiente di lavoro, i rischi geopolitici e l’aderenza al nostro Codice Etico, sia internamente che da parte dei nostri fornitori. Prevediamo anche entro Marzo 2023 di ottenere la certificazione IATF,  che garantisce un controllo di gestione ad alti livelli di tutti i processi, dall’incoming, alla produzione fino alla logistica».

 

 

error: Content is protected !!