Marketing e compliance alla prova del metaverso

Come è stato annunciato nel mese di novembre del 2021 la società che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp ha cambiato nome in Meta. A spiegare le ragioni del rebranding è il fondatore e CEO di Facebook Mark Zuckerberg: “La parola ‘meta’ – spiega Zuckerberg – deriva dalla parola greca che significa ‘oltre’. Per me, simboleggia che c’è sempre altro da costruire. Tutti i nostri prodotti, comprese le nostre app, ora condividono una nuova visione: contribuire a dare vita al metaverso”.

Ma cos’è il metaverso? Si tratta di uno spazio virtuale condiviso che unisce le dinamiche dei giochi di ruolo multigiocatore online, le possibilità offerte dal Web 3.0, il cosiddetto Data Web e le tecnologie immersive.

Non stiamo parlando di fantascienza, il metaverso è già tra noi e si tratta del primo passo verso l’internet del futuro, il secondo sarà a livello di business. Grandissime aziende hanno deciso di programmare investimenti milionari in questo nuovo spazio decise a farlo diventare pop.

«Circa 2,5 miliardi di persone già partecipano all’economia virtuale. È qui che il mondo si sta muovendo e non c’è dubbio che i marchi avranno bisogno di trovare posti dove essere nel mondo virtuale parallelamente a dove si trovano nel mondo» ha dichiarato Lindsey McInerney Global Head of Technology & Innovation di AB-InBev la società leader mondiale della birra, quotata in borsa e con sede a Leuven, in Belgio.

Proprio AB-InBev crede molto nell’internet del futuro tanto da celebrare il lancio della nuova birra a zero carboidrati, Bud light, con un’incursione nel metaverso.  Stella Artois, uno dei marchi di AB-InBev, ha rinnovato la propria tradizione nelle corse di cavalli sponsorizzando alcune corse su ZedRun un metaverso dedicato alle competizioni ippiche.

Durante la pandemia, il digitale è diventato, per necessità, il luogo principale dove si sono spostati molti processi. Oggi essere digitali non è più un’opzione e per i brand è fondamentale trovare nuovi modi per costruire relazioni con i clienti e acquisirne di nuovi. Processi consolidati e collaudati devono essere adattati ad una esperienza più immersiva.

È proprio la user experience il fattore chiave che caratterizzerà il metaverso.

È facilmente ipotizzabile che lo sviluppo di un vero e proprio ecosistema digitale, come il metaverso, potrebbe rivoluzionare il mondo del marketing e della pubblicità. Il lancio di un nuovo prodotto potrebbe, in un futuro non tanto lontano, svolgersi on-line, eventi promozionali e mondani potrebbero realizzarsi in modalità virtuale con accesso limitato all’interno di uno spazio digitale, costruito ad hoc, garantendo ai partecipanti alcuni benefici esclusivi – nel mondo reale e in quello digitale – legati a quest’esperienza.

Il colosso dell’abbigliamento sportivo Nike, ad esempio, ha appena comprato l’azienda londinese RTFKT Studios, una piattaforma di moda che si dedica alla ideazione e creazione di sneakers digitali da vendere nei mondi virtuali.

La casa di moda italiana Dolce&Gabbana ha creato la collezione Genesi la cui particolarità è quella di essere a cavallo tra due mondi: reale e virtuale. Da un lato le creazioni puramente virtuali, dall’altra cinque capi che invece vivono anche nella loro forma “fisica”.

Non solo moda, anche il mercato immobiliare si sposta nel metaverso dove reperire un lotto sta diventando sempre più difficile (e costoso). Negli ultimi mesi, infatti, i prezzi dei terreni virtuali hanno fatto registrare un incremento fino al 500% rispetto al  recente passato.

Siamo di fronte all’avvento della prossima era di internet che promette di essere una grande occasione, anche, per muoversi verso una nuova economia, capace di rinnovare profondamente i mercati e creare nuove opportunità per le aziende. Come? Serviranno nuove strategie, che non potranno limitarsi solo all’aspetto comunicativo e pubblicitario, ma dovranno guardare anche alla compliance ed essere studiate appositamente per la nuova dimensione del metaverso da team multidisciplinari.

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