Intervista ad Alessandro Musella

Alessandro Musella, Partner di BonelliErede, Team Leader del Focus Team Corporate Compliance e membro dei Focus Team Corporate Governance e Innovazione e Trasformazione Digitale è il protagonista della chiacchierata con Vittorio Colomba, avvocato, esperto di dirtitto della nuove tecnologie coordinatore del team di diritto penale di SC Avvocati Associati e dei focus team Legal Tech e Corportate delle studio legale modense.

Alessandro Musella è anche Presidente di beLab S.p.A., la società legal-tech e alternative legal service provider creata da BonelliErede, interessantissimo esperimento teso ad innovare il mercato dei servizi legali, con occhio particolarmente attento ai temi delle soluzioni digitali per il mondo legale e della compliance.

Se il 2020 sarà tristemente ricordato come l’anno dell’emergenza sanitaria, è pur vero che, proprio a causa del Covid-19, abbiamo assistito ad un’accelerazione fortissima dei processi di innovazione e digitalizzazione delle nostre imprese.

Un’evoluzione dettata, per molte realtà economiche, dall’esigenza di garantire a se stesse una sopravvivenza messa a rischio da lockdown, distanziamento sociale e conseguente crisi economica.

Ciò che è stato fatto, in grande fretta e spesso con un certo disordine, è però destinato a diventare “sistema”, attraverso l’auspicabile superamento delle logiche dettate dall’urgenza e dall’emergenza.

Ed è a questo punto che si aprono nuovi scenari per i servizi legali legati alla compliance normativa.

Avv. Musella, fin qui uno spaccato dell’anno che, senza grossi rimpianti, abbiamo lasciato alle spalle. Dal suo punto di vista cosa possiamo aspettarci dal 2021 in tema di digitalizzazione e innovazione?

«L’evoluzione più evidente del 2020 è stata la digitalizzazione delle nostre comunicazioni interpersonali attraverso piattaforme di videoconferenza. Questo cambiamento sembra destinato a diventare permanente e si accompagnerà a un sempre più ampio utilizzo di sistemi di comunicazione e condivisione di contenuti.

Ciò farà aumentare ancora di più i flussi di dati di ogni tipo che vengono scambiati, e sarà affiancato da una sempre maggiore diffusione dei sistemi cloud e delle funzionalità che questi sistemi mettono a disposizione. Mi riferisco agli strumenti di machine learning, natural language processing, X analytics (cioè strumenti in grado di analizzare insieme dati strutturati e destrutturati come testi, audio e immagini) e robotic process automation.

In altre parole la diffusione del cloud renderà sempre più accessibili strumenti innovativi di grande potenza per la ricerca, e anche la lettura, di grandi quantità di dati di tipologia e lingue diverse, la loro analisi e l’automazione di processi e documenti.

Le ricadute di tutto questo sul mondo legale e sulla compliance aziendale sono notevoli, mi creda, e tutto questo è già a nostra disposizione».

La tecnologia ci ha insegnato che dietro ogni promessa di sviluppo si celano rischi da misurare con grande attenzione, penso, ad esempio, a tutte le questioni legate alla protezione dei dati. Non c’è il rischio che l’innovazione corra ad una velocità irraggiungibile per la sfera del diritto, e che certi scenari rischino di crescere in assenza di adeguate garanzie e tutele giuridiche?

«Il tema è molto vasto: ci sono i rischi legati alla privacy, quelli relativi alla cybersecurity e poi esistono le responsabilità legali scaturenti dagli errori degli strumenti digitali o dalle azioni/scelte compiute attraverso algoritmi.

Nella mia esperienza professionale del 2020 ho toccato con mano il sorprendente incremento di problematiche legali inerenti la cybersecurity e ritengo che questo sia un argomento che merita molta più attenzione sul piano della governance societaria.

Gli adempimenti privacy successivi all’introduzione del GDPR hanno determinato negli ultimi anni un grande sforzo di adeguamento della compliance che però si è concentrato più sugli adempimenti formali che sulla cyberdefense.

Il risultato è che le aziende sono impreparate alla difesa e alla reazione di fronte ad attacchi, e questo è un problema che non riguarda solo le direzioni IT e l’infrastruttura tecnologica. È un problema con risvolti legali delicatissimi che toccano i board, gli amministratori delegati, i comitati controllo e rischi e i collegi sindacali.

A mio parere i doveri degli organi sociali (derivanti anche dall’art. 2381 c.c.) impongono ai consigli di amministrazione di disegnare un’adeguata politica di cyberdefense e di monitorarne l’attuazione attraverso appropriati flussi informativi. Questa è una priorità per le agende societarie del 2021».

Ci si domanda spesso se un corretto approccio alla compliance potrebbe consentire di trasformarne i costi – in alcuni casi ingenti e spesso mal digeriti – in principi di efficienza. Oppure, ci si deve rassegnare all’idea che il rispetto delle regole, per quanto indispensabile, sia destinato ad entrare in conflitto con le esigenze del business?

«In BonelliErede abbiamo un Focus Team dedicato alla compliance che opera dal 2013. Abbiamo svolto tanti lavori sul disegno e l’attuazione dei sistemi di compliance (relativi a diversi ambiti come 231, anticorruzione, privacy, antiriciclaggio, sanzioni internazionali) e in effetti la sfida più difficile è sempre stata quella di trasformare la compliance in un processo efficiente che crea valore per il business.

Per questo abbiamo investito anni di lavoro e ingenti risorse economiche per creare una serie di piattaforme digitali che permettono di gestire in modo efficiente tutto il ciclo della compliance, dal risk assessment, alla creazione e comunicazione di procedure e modelli 231, fino al training, alla compilazione assistita dei flussi informativi e alla gestione dei controlli.

Ma il processo non si ferma qui. Adesso stiamo investendo sul risk analytics, ossia la creazione di soluzioni che leggono i dati e identificano proattivamente situazioni di rischio sulle quali intervenire tempestivamente. Stiamo già impiegando una piattaforma che permette di effettuare lo screening di tutte le terze parti (clienti, fornitori, partner, consulenti, ecc.) interrogando banche dati specializzate e analizzando le informazioni pubbliche presenti sui motori di ricerca. In pochi minuti la piattaforma permette di identificare quei soggetti che presentano potenziali rischi e a quel punto gli specialisti della compliance possono entrare in azione con verifiche mirate ed eventuali contromisure.

I sistemi di risk analytics potranno anche monitorare tutti i dati aziendali (contabili, finanziari, contrattuali, commerciali) e identificare potenziali situazioni di violazione delle regole.

Insomma, l’approccio digitale alla compliance consentirà di ridurre il peso della burocrazia aziendale e di concentrare gli adempimenti solo laddove vi siano dei rischi attuali».

Prima di salutarci le chiedo un pensiero sulle professioni legali, anch’esse in piena fase di transizione tra una tradizione destinata ad un rapido tramonto ed un futuro tutto da disegnare. Quali prospettive intravede per i professionisti del domani?

Come avrà capito, ho una visione  “tecnocentrica”. I professionisti del futuro dovranno imparare a sfruttare le tecnologie digitali per aumentare le loro capacità e ottimizzare i costi. Gli spazi di crescita in questa direzione sono notevoli.

Ad esempio, si può automatizzare la creazione dei documenti legali, gestendo anche elevati livelli di complessità. In beLab abbiamo creato un’applicazione di automazione dei contratti che incorpora tutto il patrimonio di logiche negoziali e di clausole contrattuali degli ultimi 20 anni di BonelliErede. Con questa piattaforma si può creare una bozza di contratti anche complessi in 20 minuti, permettendo al professionista di focalizzarsi sul lavoro di personalizzazione e di approfondimento a più alto valore aggiunto.

Le piattaforme di document review consentono di analizzare decine di migliaia di documenti in tempi brevissimi, identificando i contenuti rilevanti e concentrando su questi il lavoro più sofisticato.

E poi ci sono le potenzialità della ricerca cognitiva e dell’analisi predittiva della giurisprudenza.

Tutto questo non toglierà spazio alla professione, ma anzi aumenterà le capacità dei professionisti del futuro, i quali saranno in grado di fornire una consulenza più veloce, efficace e vantaggiosa in termini economici. Di conseguenza aumenterà anche l’utilizzo di servizi legali e ciò farà crescere il mercato».

 

si ringrazia: Affaritaliani.it

error: Content is protected !!