Per il 70% delle PMI ricavi in crescita nel futuro

Il Centro studi di Unimpresa, l’associazione che rappresenta le micro, piccole e medie imprese, ha stilato un rapporto per capire quanto il periodo pandemico abbia inciso sui risparmi degli italiani. È emerso che durante l’ultimo anno, in piena emergenza sanitaria, le riserve accumulate dalle famiglie e dalle aziende sono aumentate di quasi 100 miliardi.

Dai 1.913 miliardi di agosto 2020 si è passati a 2.005 miliardi dello stesso mese del 2021, con un saldo attivo di oltre 68 miliardi (+6%) per le famiglie e quasi 42 miliardi di euro (+12%) in più nelle casse delle aziende.

Cosa significano questi dati e cosa dobbiamo aspettarci dai mercati? Lo abbiamo chiesto a Massimo Gionso, consigliere delegato di Cfo Sim, intermediario finanziario indipendente focalizzato sull’attività di family office, private banking e investment banking.

 

Che anno è stato, il 2021 che sta per concludersi, dal punto di vista finanziario per le famiglie?

«Il 2021 è stato un anno particolare ed intenso dal punto di vista finanziario, in un contesto caratterizzato da un alternarsi di momenti di ripresa e periodi di incertezza legati al Covid-19, ma comunque decisamente positivo. Purtroppo le incertezze legate alla pandemia hanno generato una maggior propensione al risparmio ed un cambiamento di mentalità: i dati indicano che il tasso di risparmio attuale è al livello più alto degli ultimi vent’anni».

Dal suo osservatorio che 2022 si aspetta?

«È probabile che nel 2022 buona parte delle famiglie mantenga un atteggiamento prudente, non sapendo cosa ci riservi il futuro, anche considerando che la periodica comparsa di nuove varianti del virus rende impossibile prevedere una fine certa di questa criticità. Si parla dunque di risparmio precauzionale, destinato a coprire eventuali periodi di malattia, di disoccupazione o di momentanee crisi aziendali nel caso di imprenditori. La speranza per i prossimi mesi è che la mole di risparmio accumulata torni in circolo attraverso i consumi e dia nuova linfa alla ripresa  anche con investimenti diretti sull’economia reale, magari con l’ausilio di società preposte agli investimenti e quindi maggiormente consapevoli dell’andamento dei mercati e più attrezzate sull’analisi delle singole società. Al proposito andrebbe tenuto presente che la forbice tra tassi reali e tassi nominali oggi rischia di erodere il risparmio lasciato in cash di almeno 3 punti su base annua, e ben pochi lo stanno considerando».

Secondo molti analisti è il momento giusto per investire in Italia, Cosa ne pensa?

«Il mercato italiano presenta dei settori molto forti, con aziende che competono nello scenario mondiale con successo. In particolare, il mondo della tecnologia, del lusso e dell’Healthcare sono tra quelli che stanno performando molto bene. Vi sono poi delle piccole e medie aziende che sono singoli esempi virtuosi e che rappresentano dunque occasioni di investimento. È importante che chi vuole investire in Italia si soffermi a studiare con attenzione le equity story di quelle realtà che sono delle vere e proprie punte di diamante nella nostra economia, PMI spesso altamente specializzate e ad elevato tasso di innovazione. E ve ne sono diverse. Può essere l’occasione giusta per costruire un portafoglio diversificato selezionando i singoli nomi o affidarsi ad un gestore dedicato ad investimenti in mid & small caps».

Quale sarà, a suo avviso, l’impatto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sui mercati?

«L’impatto sui mercati si auspica positivo, l’arrivo di risorse dovrebbe facilitare la ripresa dei settori più colpiti dalla pandemia ed accelerare la crescita di quelli già trainanti. Il PNRR si presenta come un vero e proprio booster, per permettere al mercato italiano di uscire dalla crisi e di superare anche i livelli economici pre-covid. Secondo le indagini più recenti, le attese maggiori riguardano l’aumento degli investimenti sia pubblici che privati, la crescita della competitività sui mercati internazionali e l’innalzamento del PIL nel medio-lungo periodo, che porta con sé una spinta dei consumi interni: una serie di elementi interconnessi che mi auguro possano dare inizio ad un circolo virtuoso di crescita. Il clima è dunque positivo, tanto che il 70% delle PMI stima ricavi in crescita per il prossimo biennio. Saranno chiaramente favorite quelle aziende che già rispondono ad alcuni imperativi del Piano, ossia un focus sulla digitalizzazione, sulla sostenibilità, sull’innovazione e sulla ricerca e sviluppo».

Tra i temi di maggiore attualità c’è sicuramente il costo crescente dell’energia e poi ci sono, anche a causa della variante omicron del virus, le incertezze dovute alla pandemia. Questi due fattori che effetto avranno sui mercati?

«Il prezzo di metano ed energia elettrica è triplicato o quadruplicato in pochi mesi, generando difficoltà per i singoli cittadini e costringendo alcune aziende ad un rallentamento o allo stop totale della produzione. A queste difficoltà si aggiungono poi le incertezze legate alla pandemia; non è semplice oggi fare budget o piani industriali attendibili. Per far fronte a questo scenario e mitigarne gli effetti è necessario attuare immediatamente politiche correttive e misure strutturali a sostegno di questo costo, che devono partire in primis dal Governo. La pandemia ci ha insegnato che rispondere alle difficoltà in maniera positiva è possibile; è il momento che aziende, istituzioni e privati mettano a frutto la capacità di reazione imparata in tempo di crisi. Parallelamente è poi fondamentale accelerare la crescita dell’energia da fonti rinnovabili, oggi ancorate a quote molto basse rispetto a carbone e gas».

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