Risk management e scenari globali

La pandemia COVID-19 ha generato un momento di cambiamento senza precedenti, proprio nel momento in cui si iniziava ad ipotizzare un graduale allentamento delle misure di emergenziali, si delineano nuovi e più complessi scenari di rischio.

Secondo il finanziere-scrittore Guido Brera il sistema si è rivelato troppo fragile quindi non l’obiettivo non dovrebbe essere quello di un ritorno alla normalità pre-pandemia, perché proprio quella normalità – secondo lui – rappresentava il problema. Gordon Lichfield, direttore di MIT Technology Review, il magazine della prestigiosa università con sede a Boston, ha scritto che la pandemia finirà per cristallizzare nuove modalità di business anche dopo la sua fine.

Gli imprevedibili scenari di guerra hanno preso il sopravvento. In questi giorni più che la pandemia a preoccupare sono gli aumenti dei costi e la veloce mutevolezza del quadro complessivo.

In questo contento sono le unità di risk management ad assumere un ruolo centrale nella vita delle aziende, specialmente quelle più strutturate e più innovative.

Un efficiente assetto di governo e di controllo costituisce per tutte le imprese una condizione essenziale per il perseguimento degli obiettivi aziendali e, soprattutto, per la creazione di valore.

Un più marcato orientamento etico della gestione può produrre vantaggi competitivi, attraverso la generazione di nuove risorse intangibili, e risultare anche economicamente vantaggioso.

La compliance è molto di più di una semplice verifica delle norme, deve rappresentare la “coscienza” dell’impresa. Una sua corretta e incisiva applicazione assicura che tutto il personale riceva segnali forti e chiari su ciò che è considerato corretto e giusto, previene comportamenti sbagliati, aumenta la fiducia della clientela, degli i investitori, del mercato.

Le aziende dovranno, come un “camaleonte”, dimostrarsi in grado di gestire il cosiddetto mondo V.U.C.A. – un mondo caratterizzato da fattori come volatilità, incertezza, complessità e ambiguità.

Sarà quindi, come scritto in precedenza, fondamentale individuare o rafforzare le funzioni di risk management ed inserirle in un framework olistico assieme al business continuity manager (quale azienda non si è trovata a fare i conti con la continuità del business negli ultimi due anni?) ed alle altre funzioni di security.

In questo modo sarà possibile garantire l’efficienza organizzativa e, al tempo stesso, essere in grado di individuare tempestivamente i rischi e di gestirli correttamente.

Le organizzazioni, siano esse pubbliche o private, hanno imparato che per sopravvivere devono essere più intelligenti (smart) in termini di rischio, utilizzando gli strumenti e le informazioni di cui già dispongono, ma in modo più strategico e con maggiore rapidità in modo da essere in grado di reagire prontamente. Di fatto, nessuna azienda tornerà a operare come prima.

Non si tratta di un fattore secondario.

Il risk management non va quindi inteso solamente come una funzione preventiva, per proteggere l’azienda dal fallimento, ma come uno strumento utile per contribuire a preparala ad opportunità future e nuove modalità di lavoro.

Questa è la sfida che il sistema economico-produttivo deve affrontare e vincere.

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